Partita doppia: principi, spiegazione ed esempi

La partita doppia è il metodo di tenuta delle scritture contabili, la quale prevede che ogni operazione venga registrata 2 volte“.

Con questa frase, chiara e limpida, vogliamo aprire l’articolo di oggi ed illuminarvi circa i principi fondanti della partita doppia.

La partita doppia in economia aziendale

In effetti, nell’ambito dell’economia aziendale, potremmo definire la partita doppia usando queste parole:

La partita doppia è un metodo di registrare le transazioni ai fini contabili che riflette l’operazione su almeno 2 conti“.

Appurato – e / o ripetuto – ciò, in base a tale principio ogni transazione deve quindi interessare almeno 2 conti o mastrini contabili, in cui vengono riportati gli stessi valori.

In parole povere, la differenza tra gli importi registrati deve essere 0 e l’operazione risultare quindi neutrale.

Partita doppia esempi

Ebbene, probabilmente con tutte queste spiegazioni stiamo annoiando coloro i quali operano nel mondo del commercio già da un pò, ma per la maggior parte delle persone, il principio della partita doppia è – e rimane ancora – un qualcosa di oscuro oppure di difficile ed estremamente contorto.

Premesso ciò, cercheremo quindi di esplicitare in maniera ancora più completa la partita doppia, servendoci di qualche esempio a supporto.

Partiamo quindi proprio da questo assunto:

“Il bilancio di qualsiasi azienda si basa su di uno schema a sezioni contrapposte, chiamate in gergo ‘dare’ ed ‘avere’, le quali permettono di avere perfettamente sotto controllo i relativi affari.

I conti vengono quindi organizzati in 2 colonne distinte, le cui denominazioni non sono da interpretare nel senso letterale del termine.

Dunque, in base a dove sono posizionati i conti nello stato patrimoniale, il saldo aumenta nella colonna del dare o nella colonna dell’avere.

Nella colonna del dare vengono quindi registrate le entrate, ossia un aumento di crediti e conseguente diminuzione dei debiti, mentre in quella dell’avere vengono annotate le uscite, ossia aumenti di debito e diminuzione di credito; gli importi dello stesso segno vanno riportati nella stessa colonna, negli altri casi in quella vicina.

Sostanzialmente, i dati presenti nella stessa colonna vanno dunque addizionati, mentre quelli tra colonne diverse vanno ovviamente sottratti.

Assodato ciò, teniamo quindi a mente che l’Agenzia delle Entrate, oltre alla dichiarazione dei redditi, richiede obbligatoriamente la redazione di questo bilancio annuale al fine di stabilire la quantità e la qualità della tassazione da applicare nei confronti di un’azienda.

Dare e Avere: partita doppia

In questo esempio, molto semplice, vogliamo ricapitolare un pò quello che ci siamo detti fino ad ora.

Pertanto, consideriamo la vendita di un prodotto finito, con pagamento dilazionato a 60 giorni tramite bonifico bancario. 

Il 2 marzo avviene dunque la prima registrazione, quindi i conti movimentati saranno:

  • merci c/vendite, che è un conto economico e rappresenta un ricavo (è una fonte perciò andrà in avere)
  • crediti v/clienti è un conto finanziario, rappresenta infatti un credito (definisce come vengono utilizzate le risorse, cioè è un impiego, perciò la registreremo in dare)

Ecco dunque la relativa registrazione e i rispettivi mastrini:

Passati 60 giorni, il cliente effettua il pagamento tramite bonifico, quindi la registrazione avviene attraverso i conti:

  • crediti v/clienti: in questo caso rappresenta una fonte e viene dunque registrata in avere (il conto così facendo si chiuderà per l’importo che ho acceso in precedenza, infatti una volta saldato il conto non ho più crediti)
  • banca c/c: è un conto finanziario, rappresenta come utilizzo le risorse ottenute, è un impiego e perciò lo registro in avere

Ecco quindi la registrazione finale di questa operazione:

e potremmo continuare così all’infinito.

Entrate e uscite

Arrivati a questo punto, vogliamo anche aprire una piccola parentesi circa la gestione delle entrate e delle uscite.

Ebbene, in ottemperanza alle norme fiscali vigenti, essa non andrebbe effettuata solo per rendicontare successivamente il tutto al fisco, ma anche e soprattutto per il proprio interesse personale.

In questo modo, infatti, si potrebbe avere un’idea estremamente precisa del ricavato ottenuto dall’attività di riferimento.

Potendo quindi contare su questa precisa fotografia contabile, sarà dunque possibile pianificare i progetti per l’anno successivo.

Il libro mastro ed il libro giornale

Tocchiamo ora un altro argomento di sicuro interesse.

Infatti, dopo aver effettuato le rilevazioni nei conti in partita doppia, il passo successivo è quello di registrare queste operazioni nel libro mastro (formato da tutti i conti movimentati dall’azienda), il quale riassume la situazione dei mastrini.

Infatti, alla fine dell’anno – per le scritture di chiusura – bisogna considerare i saldi dei diversi conti e preparare un documento che elenchi sia i conti che i relativi importi.

Tuttavia, il metodo di registrazione della partita doppia viene anche utilizzato per la registrazione delle transazioni nel libro giornale, il quale raccoglie tutte le operazioni effettuate dall’azienda.

Per quanto riguarda poi la differenza che intercorre tra libro mastro e libro giornale, possiamo riassumere il tutto in questo modo:

Il libro mastro è formato da due colonne, “dare” ed “avere”, nelle quali vengono riportate sistematicamente le operazioni di gestione dell’attività.

Ricapitolando, mentre il libro giornale deve essere compilato in modo cronologico, il libro mastro riassume invece la situazione di ogni conto.

La partita di giro

La partita di giro è, anch’esso, un termine che potrebbe – al pari della partita doppia – portare in confusione.

In buona sostanza però questo concetto è veramente basilare e non necessita di tante spiegazioni a riguardo.

Si tratta infatti di un incasso o di un pagamento che trova contropartita in un correlativo obbligo di versamento o diritto di riscossione.

Nelle aziende sono esempi di partite di giro: l’IVA (imposta sul valore aggiunto), le ritenute fiscali effettuate dai sostituti di imposta, le trattenute previdenziali e sociali a carico dei dipendenti o le spese rimborsabili anticipate per conto di terzi.

In ogni caso tali partite di giro non esplicano alcuna influenza sul risultato economico della gestione.

Piccola nota a margine:

In base alla normativa, ogni soggetto della filiera di vendita / trasformazione di un prodotto / servizio è di fatto una sorta di “esattore” dell’IVA, infatti egli la incassa dai suoi clienti, detrae quella pagata ai suoi fornitori e versa allo Stato la differenza che gli resta in tasca.

Per tale motivo si usa dire che l’IVA è una “partita di giro”, cioè non può in alcun modo essere considerata un guadagno – e di conseguenza un costo – perché all’interno di qualsiasi attività imprenditoriale, di fatto si stanno solo gestendo i soldi di qualcun altro, in questo caso dello Stato.

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