Transizione energetica: cos’è e alcuni aspetti che è importante sapere

La transizione energetica è uno degli argomenti di cui si sente attualmente parlare di più. Ma di cosa si tratta, esattamente? E perché è così importante? Ne parliamo in questo articolo, dove ci soffermiamo su alcuni dei suoi sviluppi di maggiore interesse.

Transizione energetica: di cosa si tratta e le misure dell’UE

Per transizione energetica si fa riferimento a quella transizione, come suggerisce la parola, incentrata su un minore utilizzo delle fonti non rinnovabili a favore di quelle rinnovabili.

L’intento, come è facile intuire, è da un lato migliorare il sistema di produzione nel suo complesso, anche a livello di distribuzione e consumo, dall’altro ottenere un considerevole risparmio energetico.

Le misure del passaggio hanno come contesto quello dell’economia verde e della sostenibilità, a fronte di una sinergia tra consumatori, operatori economici e istituzioni.

Tra le disposizioni approvate dall’Unione Europea troviamo il cosiddetto capacity market o Mercato delle Capacità, il quale sta aprendo nuove frontiere verso l’utilizzo delle risorse dedicate all’approvvigionamento energetico, tenendo conto dei principi dell’efficientamento e del risparmio energetico.

La sua introduzione si inserisce in un quadro più ampio, dove al primo posto c’è la decarbonizzazione. Gli standard sono stati fissati all’interno del cosiddetto “Clean Energy Package”, il quale contiene gli obiettivi da centrare entro il 2030.

Pertanto, ogni stato dell’Unione ha stilato un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), dove ha indicato i passi da compiere per raggiungere gli obiettivi comunitari in un arco di tempo che va dal 2021 al 2030.

I vantaggi della transizione energetica

La transizione energetica presenta molteplici vantaggi. Vediamo quelli più rilevanti:

  • Promozione di un efficientamento energetico che si basa sull’energia green;
  • Minore vulnerabilità economica a livello interno, cosa che interessa in particolare l’Italia, visto che detiene una forte dipendenza dagli Stati esteri per le fonti non rinnovabili ma ha un altissimo potenziale per quanto riguarda l’impiego di quelle rinnovabili;
  • Diminuzione delle emissioni di CO2 a livello sia domestico che industriale, a favore della salvaguardia dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico;
  • Promozione dell’economia circolare e del concetto di risparmio energetico: si consuma meglio, senza rinunciare ai comfort della modernità.

Tra gli asset dell’economia che favoriscono lo sviluppo della transizione energetica troviamo l’elettrificazione e la digitalizzazione, i quali permettono di semplificare diverse operazioni, favorendo l’introduzione di servizi più innovativi, efficienti e persino economici.

La situazione italiana

La transizione energetica ha attraversato, in Italia, fasi diverse e altalenanti. Se l’avvio è stato piuttosto importante, la situazione attuale vede una periodo di stallo.

Entrando più nel dettaglio, nel 2014 l’Italia ha centrato l’obiettivo fissato a livello comunitario per il 2020 per quanto riguarda l’impiego delle fonti rinnovabili, con una quota del 17%. Eppure, negli ultimi anni l’incremento è stato del tutto insufficiente, vista la percentuale di poco superiore all’1%.

Come mai? Salvo alcune eccezioni, sussistono diverse condizioni che impediscono un ulteriore step in avanti, a livello infrastrutturale e non solo.

Purtroppo, la situazione del Belpaese non è poi diversa da quella del resto del Mondo, visto che anche nella maggior parte degli altri stati si è ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi fissati all’interno degli Accordi di Parigi.

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,